venerdì 29 dicembre 2006

Pietro Annigoni il pittore moderno della realtà



"Pietro Annigoni adotta forse una delle più strane posizioni nella storia dell’arte contemporanea: la posizione di un artista che da decadi è accettata senza alcuna riserva, o che è rifiutata totalmente; che per alcuni rappresenta tutto, per altri assolutamente niente” (Nicolò Rasmo, 1961).
Annigoni, nato a Milano nel 1910, passava, sin da quando era ragazzo, molte ore alla Biblioteca Ambrosiana per studiare i disegni di Leonardo come degli altri grandi maestri. Già all’età di 17 anni egli ha iniziato a frequentare l’Accademia di Arte a Firenze. L’apprendistato non solo ha formato Annigoni come artista, ma anche la sua completa personalità, gli ha permesso di conoscere amici di lunga data e ha contribuito allo sviluppo delle conoscenze, facendolo diventare un grande uomo di cultura. Già dall’età di 20 anni Annigoni ha fatto mostre sia a Milano che a Firenze. A quel tempo lui dipingeva un grande numero di disegni e opere che rispecchiavano il suo mondo : ritratti di amici, delle persone che incontrava nelle piccole taverne o nei pubs, o degli uomini di strada. Quale giovane mente impetuosa, già dall’inizio coinvolta nelle feroci controversie dei nuovi gruppi e movimenti artistici emergenti degli anni ‘30, egli sottoscrisse il “Manifesto dei Pittori Moderni della Realtà” pubblicato nel 1947, nel quale dichiarò un’aperta presa di posizione contro l’astrattismo dell’arte moderna. Ma subito dopo si ritirò nella solitudine del suo studio e seguì il suo stile personale che non potrebbe essere classificato come appartenente a qualche gruppo. Forse è anche per questo che i critici divergono così tanto. Bernard Berenson, conoscitore dell’arte Fiorentina Rinascimentale, considerava Annigoni non solo uno dei migliori pittori del suo Secolo, ma anche uno dei più grandi in assoluto. Anche De Chirico aveva per lui una grande stima come pittore dotato di grande talento. Altri, come Carlo Carrà, consideravano le sue opere anacronistiche e negavano che ci fosse un’abilità tecnica nei suoi lavori. Ma ancora più amaro era il fatto che Annigoni fu più o meno completamente ignorato e che fu discreditato per molti anni. Durante l’era del fascismo e gli anni successivi egli non ricevette nessuna commissione pubblica, non fu mai stato designato all’Accademia delle Arti, e non ebbe mai la possibilità di insegnare.
Annigoni cercò un nuovo campo d’azione e finalmente lo trovò in Gran Bretagna, dove andò nel 1949. La sua partecipazione ad una mostra della Royal Accademy a Londra nel 1949 fu un successo ridondante. Gli inglesi lo celebrarono come il continuatore della tradizione occidentale. Ma prima di tutto egli attirò l’attenzione come un eccellente pittore di ritratti, con il risultato che ottenne l’accesso ai ranghi più alti della società. Nel 1954 egli realizzò il famoso ritratto di Sua Maestà la Regina Elisabetta II di Inghilterra, che gli apportò la reputazione del “Pittore delle Regine”, una reputazione che a lui non piaceva, ma che aveva sicuramente appianato la sua strada artistica. Per un grande numero di mostre in Inghilterra, tra le quali molte alla Royal Accademy, a Wildenstein (1950-54), a Agnew (1952-1954), all’Associazione delle Arti Britanniche (1961), Annigoni divenne molto conosciuto. Tra le mostre personali tenute in Italia, invece, appaiono particolarmente importanti quelle di: Torino, Roma, Firenze, Verona, Brescia, Montecatini Terme, Bergamo, Rovereto e, per l'enorme successo, le due realizzate a Milano, alla Galleria Cortina (1968), e alla Galleria Levi (1971). L'ultimo periodo della sua vita, quello cioè compreso tra l'inizio degli anni settanta e il 1988, fu per Annigoni l'artisticamente più profiquo. Pietro Annigoni muore a 78 anni nella sua casa di Firenze. Diceva di lui Bernard Berenson: "Pietro Annigoni, non solo è il più grande pittore di questo secolo, ma è anche in grado di competere alla pari con i più grandi pittori di tutti i secoli" e "..rimarrà nella storia dell’arte come il contestatore di un’epoca buia..".

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